L’intolleranza al lattosio si caratterizza per l’incapacità di digerire il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte e nei prodotti da esso derivati. La causa è una insufficienza nell’organismo dell’enzima lattasi, che scinde il lattosio nei suoi due componenti, il glucosio e il galattosio, che può essere primaria (insorge tipicamente nel bambino) o secondaria (generalmente causata da lesioni a carico del piccolo intestino e può manifestarsi a qualsiasi età). Solo grazie all’azione di questo enzima l’organismo è in grado di assorbire e utilizzare il lattosio. In caso contrario non lo digerisce.
Questa problematica può accompagnarsi anche a un’altra condizione, la carenza di vitamina D. Una ricerca della University of Toronto (Canada) e pubblicata sul Journal of Nutrition riporta uno studio, che ha coinvolto poco meno di 1500 individui di entrambi i sessi, da 20 a 29 anni di età, ha visto come i soggetti con intolleranza al lattosio di origine genetica presentavano un livello di vitamina D più basso della popolazione generale. Probabilmente in questi soggetti si associavano alterazioni concomitanti dei geni della lattasi e del recettore per l’assorbimento della vitamina D.
La forma di intolleranza al lattosio considerata era quella caratterizzata da una variazione del gene LCT, il gene responsabile della produzione di lattasi, l’enzima necessario per digerire il lattosio. Le mutazioni del gene sono associate a un deficit congenito di lattasi.
La vitamina D è un micronutriente molto importante per l’organismo, per i muscoli, ad esempio, e soprattutto per le ossa. Questa vitamina regola il metabolismo del calcio, a sua volta fondamentale per la mineralizzazione delle ossa tanto è vero che un suo deficit può essere causa di rachitismo nei bambini. Le fonti di vitamina D sono di origine alimentare ma per la sua sintesi è decisiva l’esposizione ai raggi del sole. Gli alimenti più ricchi in vitamina D sono alcuni tipi di pesce (come aringa, tonno, alici, acciughe, pesce spada, sgombro, salmone), uova e funghi.
Il lattosio in sè non esercita un effetto altamente infiammatorio; solo in caso di deficit della lattasi, ovvero di intolleranza al lattosio, l’assunzione di latte e derivati dà sintomi a livello gastrointestinale come gonfiore, meteorismo, dolori addominali, diarrea.
Un recente studio dell’Università di Bologna, pubblicato su Critical reviews in Food Science and Nutrition, non ha riscontrato alcuna associazione tra l’assunzione di prodotti caseari e un’attività pro-infiammatoria se non in soggetti allergici al latte vaccino. A conclusioni analoghe era giunta anche una ricerca del 2013 pubblicata invece su American Journal of Nutrition e realizzata dalla Laval University (Canada): il consumo di alimenti derivati dal latte non determinava effetti avversi sui biomarcatori dell’infiammazione in soggetti obesi o sovrappeso.
L´intolleranza al lattosio può essere facilmente gestita. Generalmente legata ad un´insufficiente produzione dell´enzima lattasi, è sufficiente assumere i prodotti che contengono lattosio anche in piccola quantità per far insorgere i sintomi di intolleranza. Per beneficiare dei fattori nutrizionali presenti nel latte, molti adulti che non lo bevono possono comunque mangiare formaggi stagionati e yogurt. I formaggi stagionati come pecorino, provolone, parmigiano reggiano e grana padano, che sono di solito invecchiati, hanno meno del 10% del lattosio contenuto nel latte perché la stagionatura scinde il lattosio in molecole che non creano problemi agli intolleranti. Solo le persone che sono estremamente intolleranti al lattosio hanno problemi nel mangiare anche questi formaggi. Al contrario, non sono tollerati i formaggi freschi quali mozzarella, fiocchi di latte, certosino perché ricchi in lattosio. Un alimento generalmente ben tollerato è il formaggio grana, che ha anche il vantaggio di essere una ottima fonte di calcio (100 grammi ne forniscono 1340 milligrammi) e, quindi, consumato nelle giuste quantità può coprire i fabbisogni di calcio non soddisfatti dal mancato consumo di latte. Le persone intolleranti al lattosio possono anche consumare lo yogurt, meglio se al naturale e non aromatizzato, dato che ha una grande quantita´ di colture di batteri vivi, è facilmente tollerabile, poiche´ i batteri spezzano il lattosio ancor prima che questo causi problemi.
In alternativa al latte di vacca, si può consumare latte delattosato, quello di soia o di riso o prodotti caseari contenenti lattasi o lattosio predigerito o quelli contenenti il Lactobacillus acidophilus. È bene, inoltre, leggere attentamente le etichette dei prodotti che si acquistano perché spesso il lattosio viene aggiunto come additivo e, dunque, il consumo di certi prodotti può comunque provocare sintomi da intolleranza.
Tabelle
Fonti
Ohood Alharbi et al.,2017 Lactose Intolerance (LCT-13910C>T) Genotype Is Associated with Plasma 25-Hydroxyvitamin D Concentrations in Caucasians: A Mendelian Randomization Study The Journal of Nutrition Genomics, Proteomics, and Metabolomics; doi:10.3945/jn.116.246108.
A. Bordoni et al.,2017 Dairy products and inflammation: A review of the clinical evidence CRITICAL REVIEWS IN FOOD SCIENCE AND NUTRITION, VOL. 57, NO. 12, 2497–2525
Marie-E`ve Labonte´ et al., 2013 Impact of dairy products on biomarkers of inflammation: a systematic review of randomized controlled nutritional intervention studies in overweight and obese adults . Am J Clin Nutr;97:706–17.
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